Nella mattinata del 9 novembre scorso, presso il teatro del Centro Giovanni XXIII di Belluno, si è svolto il Convegno “LA SPERANZA CONDIVISA- Voce alle famiglie” sui DCA. Il primo a carattere regionale promosso dai Gruppi di Mutuo Aiuto delle Associazioni venete facenti parte del Coordinamento Nazionale per i DCA.

Al tavolo dei relatori questa volta i rappresentanti delle associazioni che hanno portato i temi discussi all’interno dei gruppi di Treviso con “La coppia utile. Quando i legami familiari aiutano a guarire“, Verona con “Quando zii, nonni, amici, non capiscono“, Vicenza con “La mancanza di supporto ai fratelli“, Venezia con “rifiuto delle cure e ricadute“, e Belluno con “I gruppi di auto mutuo aiuto: risorsa nella cura“.

In affiancamento anche gli specialisti di riferimento del territorio, con le loro osservazioni ed esperienze medico-scientifiche in merito.

Fortemente voluto per essere una grande occasione di ascolto, confronto e condivisione offerta a tutte le famiglie coinvolte nelle problematiche impattanti dei DCA, e per dare valore ai Gruppi di Mutuo aiuto e alla famiglia stessa come risorsa fondamentale nella cura. Per dare finalmente voce ai genitori che, in modo faticoso e instancabile, ogni giorno si trovano ad affrontare percorsi di cura complessi e impegnativi per riuscire a vedere la luce in fondo al tunnel e sperare concretamente in una possibile guarigione.

All’evento inoltre, erano presenti RAI News e TELEBELLUNO, che con i loro servizi hanno contribuito alla diffusione mediatica.

 

 

LA COPPIA UTILE
Quando i legami aiutano a guarire

Nella coppia genitoriale i genitori sono chiamati a essere per umano buon senso e per la legge, ugualmente responsabili nei confronti del figlio/a cui hanno dato la vita. Un legame primordiale, che implica la relazione, la cura e l’educazione che lo accompagna nel suo percorso di crescita, formandone l’identità.
Il Dca ha un effetto dirompente e condizionante sulla relazione genitori-figli. Perché la malattia mina in profondità gli equilibri e le energie di ciascun familiare, divenendo accentratrice di tutte le attenzioni.
C’è però la necessità di dare un senso al proprio dolore e dare spazio al bisogno di confrontarsi e confortarsi per elaborare la sofferenza all’interno della coppia genitoriale C’è chi si sente più fragile, chi più forte; in questo frangente emergono anche i propri vissuti.
Accettando il problema ci si riconosce come genitori bisognosi di un aiuto esterno, che non è esclusivamente dedicato al problema DCA, ma necessario all’equilibrio della coppia, per meglio capire come gestire la malattia e il trattamento. Per meglio aiutare sé stessi ad abbassare la soglia del dolore e così facendo essere di supporto al/la figlio/a, divenendo una risorsa nel trattamento.
Stabilendo un rapporto di fiducia con gli specialisti si delega l’assistenza sanitaria a vantaggio del legame affettivo, che può così essere arricchito dalla ricerca di un dialogo più sereno anche con i fratelli e gli altri familiari. Spostando l’attenzione dalla malattia agli altri aspetti della vita, della scuola, del lavoro, di ciò che accade nel mondo intorno a noi.
L’unione e la condivisione delle strategie messe in atto servono quindi a dare certezza e coerenza alla famiglia e alla persona malata.
Anche quando la coppia di genitori si separa dovrebbero essere ricercati momenti di neutralità e di confronto per essere più efficacemente di aiuto alla persona sofferente.
La coppia genitoriale rivela la sua utilità quando riesce reciprocamente a riconoscere il valore dell’altro,
rispettandone la sua sensibilità e i suoi punti di vista. Questo migliora il dialogo e la relazione, compensandosi nel ruolo educativo
Accogliendo anche i propri bisogni, per ritrovare la leggerezza dell’essere amici, sposi, compagni prima che genitori, ricercando un affiatamento accantonato dalle dinamiche manipolatrici. Questo ricorda alla persona malata che esiste anche la coppia con le sue esigenze e i suoi interessi.
Allenando la capacità di adattamento alle situazioni nuove, mettendosi in gioco ogni giorno per scoprirsi diversi, più forti, più tolleranti e disposti al cambiamento.
Rivedendo le proprie aspettative rispetto ai tempi di guarigione, perché ci saranno inevitabili passi indietro che fanno parte di un percorso, comunque costruttivo e positivo, che andrà sempre valorizzato dai genitori. Creando autostima e consapevolezza.
Supportando la persona ad esercitare la propria libertà di scelta e di responsabilità rispetto alla sua stessa vita, oltre le nostre aspettative. Manifestando fiducia, incoraggiamento, e riconoscimento per quello che è, con il suo fisico, le sue qualità interiori e anche i suoi difetti. Il desiderio di indipendenza e di progettualità deve essere supportato anche quando si inciampa in qualche insuccesso. Solo così si alimenta il suo desiderio, la sua speranza e la visione per il futuro.
Una madre “…Tutti questi cambiamenti, della mia persona e di conseguenza, di quella di mio marito hanno fatto di noi una coppia utile affinché nostra figlia trovi la sua strada.”

Riflessioni dei genitori de L’Abbraccio